LA NOSTRA STORIA

(Iniziativa della Provincia di Roma per celebrare l’Unità d’Italia)

La guerra austro-napoletana


Nell’Italia del 1814, alla vigilia del Congresso di Vienna, erano presenti due Stati napoleonici: il Regno d’Italia esteso dalle Alpi alle Marche, e il Regno di Napoli retto da Gioacchino Murat.

La presenza francese nella penisola aveva portato un vento di nuove idee che, all’indomani della caduta del generale corso, sarebbero state alla base del processo unitario.

Molto importante fu l’esperienza di Gioacchino Murat: generale di Napoleone – nonché suo cognato – sostituì Giuseppe Bonaparte, diventato re di Spagna, alla guida del Regno di Napoli. Il nuovo sovrano introdusse l’ordinamento francese ma non concesse la costituzione. Murat rimase fedele a Bonaparte fino alla sconfitta di quest’ultimo nella battaglia di Lipsia (1813); in seguito, per salvare il suo trono, si schierò apertamente con le forze della coalizione antifrancese con le quali firmò un trattato di pace nel gennaio del 1814.

L’inizio del Congresso di Vienna fece mutare nuovamente la situazione politica: le potenze del continente – Regno Unito, Regno di Prussia, Impero russo e Impero austriaco – e i sovrani spodestati durante la dominazione napoleonica procedettero con l’idea di restaurare l’Europa, ridisegnando gli assetti politico-territoriali sconvolti dall’età napoleonica. Questo comportò la rapida liquidazione del Regno d’Italia – in parte annesso direttamente all’Austria – e la volontà da parte britannica di riportare Ferdinando IV sul trono di Napoli. La situazione sfavorevole che si stava delineando a Vienna e la fuga di Napoleone dall’Elba portarono Murat a schierarsi con il vecchio alleato e a dichiarare guerra all’Austria.

La guerra austro-napoletana iniziò il 15 marzo 1815: dopo avere lasciato un contingente a difesa del Regno, Murat spinse il suo esercito verso il centro-nord Italia. Le forze napoletane occuparono lo Stato pontificio, costringendo papa Pio VII a fuggire a Genova, poi le Marche e, infine, si spinsero fino in Romagna. A Rimini, il 30 marzo Murat emise il Proclama con il quale incitava gli italiani alla guerra contro l’Austria: il documento fu un tentativo di coagulare attorno al suo progetto politico le aspirazioni nazionali della popolazione italiana. Ma la sua politica ambigua – molti pensavano che la guerra servisse solo a difendere la sua corona – e la resistenza nel concedere una costituzione gli alienarono l’appoggio della popolazione e gli causarono l’aperta ostilità della carboneria.

Le conquiste di Firenze (8 aprile), Bologna, Reggio Emilia e l’inizio dell’assedio di Ferrara portarono Murat a pianificare l’invasione dell’ex Regno d’Italia. Il tentativo di occupare la Pianura padana si trasformò in un disastro: il generale austriaco Johann Maria Philipp Frimont sconfisse l’esercito napoletano nella battaglia di Occhiobello (8-9 aprile), contemporaneamente le truppe austriache liberavano dall’assedio la città di Ferrara. Da questo momento in poi le forze austriache presero l’iniziativa anche appoggiate dall’intervento della flotta britannica. Lo scontro decisivo avvenne il 2 maggio 1815 a Tolentino: con questa sconfitta e la successiva rapida avanzata degli austriaci verso Napoli, Murat fu costretto a fuggire, prima in Corsica e poi a Cannes. Il 23 maggio, dopo la firma del trattato di Casalanza (20 maggio), gli austriaci entrarono a Napoli rimettendo sul trono Ferdinando IV (ora I delle Due Sicilie).

Murat tentò di rientrare nel Regno di Napoli l’8 ottobre 1815. Il suo progetto politico falli miseramente: osteggiato dalla popolazione e catturato, fu fucilato a Pizzo Calabro.

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