NOTA BENE. Le foto sono state messe a disposizione dell’autore dal Sindaco di Marcellinara dottore Vittorio SCERBO. Il copione storico scenografico è di esclusiva proprietà dell’autore Giuseppe Scerbo SARRO che ne mantiene l’esclusività di tutti i diritto di sfruttamento dello stesso.

EVENTO REALIZZATO IN PARTENARIATO CON L’ASSOCIAZIONE CULTURALE GIOACCHINO MURAT ONLUS DI PIZZO


Il viandante transitato occasionalmente attraverso il Centro storico di Marcellinara nel pomeriggio – sera del 16 ottobre 2021 ha avuto la possibilità di assistere alla più straordinaria avventura capitata a quella Comunità nei tempi moderni. Semplicemente come per magia il tempo è stato annullato e le lancette dell’orologio sono state spostate indietro nel tempo di oltre duecento anni. Viaggiare nel tempo questo è il miracolo odierno compiuto dalle rievocazioni storiche.

LE RIEVOCAZIONI STORICHE. Cosa sono e perchè si fanno? Sono dei semplici spettacoli teatrali che hanno come scenografie gli angoli di territori dove realmente si sono svolti i fatti raccontati oppure sono qualcosa in più che coinvolgono la identità culturale delle Comunità interessate restituendo dignità e valore alla continua ricerca della propria identità culturale sempre di più messa in pericolo nel magma incandescente delle nuove tecnologie informatiche e telematiche e dai flussi migratori sempre più imponenti.

LA MEMORIA INDIVIDUALE E LA MEMORIA COLLETTIVA. A chiunque di voi venisse richieste dalle Forze dell’Ordine le proprie generalità e si dimostrasse non in grado di esplicitarle immediatamente potrebbe capitare o di essere arrestato per reticenza oppure tradotto in Ospedale per le necessarie cure mediche. Ognuno di Noi ha avuto in dono da Dio la propria memoria individuale che costituisce un patrimonio personale assolutamente irrinunciabile per la vita. Le tante memorie individuali dei componenti una Comunità costituiscono la memoria collettiva della stessa. La somma dei fatti individuali costituisce la memoria individuale mentre la somma della memoria dei fatti collettivi costituisce la memoria collettiva.

Così come le persone senza memoria sono ammalate altrettanto lo sono le loro Società. Una persona senza memoria non è un essere umano. Non può esistere una persona senza memoria. Altrettanto non esiste neanche una Comunità composta da persone che ignorano le proprie origini, i propri principi naturali di vita, la propria fede, le proprie regole giuridiche, i propri usi e costumi e così via. I Pizzitani hanno le loro origini nella Magna Grecia che quivi fondo’ importantissime Colonie governate da principi e valori eterni. La fede religiosa trova fondamento nel Vangelo e nella Chiesa Latina cristiana, ecc. L’Ordinamento Giuridico si è sempre fondato sui principi e sulle istituzioni del Diritto Romano.

RICERCA CONTINUA, CONSERVAZIONE E VALORIZZAZIONE DELLA MEMORIA INDIVIDUALE E DI QUELLA COLLETTIVA. Entrambe costituiscono valori immateriali assolutamente irrinunciabili bisognosi di conservazione e tutela. Solo che alla memoria individuale provvede l’interesse legittimo del singolo che ha diritto a tutte le cure del caso mentre alla conservazione e tutela della memoria collettiva non è facile ne agevole individuare a chi essa fa carico. Fatto è che entrambe se non coltivate si possono completamente perdere con enormi danni sulla strada del progresso dell’Umanità. Basta ricordare l’eredità perdute degli Imperi dell’Antichità. Tutti gli Enti di Rievocazione storica, sia pubblici che privati, hanno questo compito istituzionale loro proprio. Riscoprire, rivivere e valorizzare il passato attraverso le tecniche della Rievocazione per conservarlo nella memoria collettiva di tutte le Comunità. Alla luce delle suddette considerazioni il Rievocatore non è un uomo che fa spettacolo teatrale ne tanto meno film storici, nei quali ripetere fino alla noia fatti conosciuti accaduti nei tempi passati. Egli è invece un ricercatore di fatti, eventi, situazioni, usi e costumi, tecniche militari, vita sociale, arti, tecniche di preparazione degli alimenti, ecc. che rivive dal loro interno immergendosi insieme agli altri rievocatori nel tempo in cui si sono svolti al fine di una loro riscoperta ed approfondimento continuo tale da accrescere la conoscenza e quindi renderne possibile la conservazione e la valorizzazione.


IL FATTO STORICO: LA BATTAGLIA DI MAIDA E L’ECCIDIO DI MARCELLINARA. GENERALITA’

Siamo nel 4 luglio 1806. Nella mattinata di quel giorno, nel territorio di Maida, si consumò la storica battaglia tra le truppe napoleoniche e una spedizione inglese rafforzata da truppe borboniche.

Le truppe inglesi comandate dal Generale John Stuart inflissero la prima sconfitta sulla terraferma alle armate napoleoniche, guidate dal Generale Jean Reynier. Le truppe napoleoniche sbandate dai tragici risultati della battaglia e dalla scarsa conoscenza dei luoghi batterono in ritirata. Il Generale Reynier, in piena sconfitta, si diresse verso Catanzaro per la strada di Marcellinara, unica via rimasta aperta considerato che bande di insorti si radunavano minacciose intorno. Giunti a Marcellinara, i reparti svizzeri dell’esercito francese, che avevano le classiche divise rosse molto simili a quelle inglesi, vennero scambiati per i vincitori appunto della battaglia dalla popolazione di Marcellinara, che inneggiava contro i francesi. Scoperto l’errore venne aperto il fuoco e durante la sparatoria morì tanta gente di Marcellinara.


LA RIEVOCAZIONE STORICA. LA RITIRATA SBAGLIATA 4 LUGLIO 1806. L’ACCOGLIENZA DELLA POPOLAZIONE.

NARRATORE:

Era il primo venerdì del mese quel 4 luglio del 1806, e quella mattina, in chiesa, nonostante l’importante momento liturgico, le donne, sembravano pensare poco alla preghiera al Sacro Cuore di Gesù e alla salvezza dell’anima, distratte da una atmosfera insolita di una angosciante incertezza.

Anche Don LUCA MICELI, parroco del paese, quella mattina, non sembrava particolarmente ispirato, ed in modo monotono e reiterato blaterava lesto in latino la sua funzione, cercando di arrivare prima possibile quell’amen liberatorio per andare alla bottega di mastro Gaetano per avere qualche informazione sugli sviluppi della battaglia, o sicuramente, come al solito, filosofare o azzardare pronostici politici più o meno rassicuranti considerato che i repentini mutamenti degli ultimi anni, non davano spazio a nessuna certezza.

Ma quel giorno d’estate non era come gli altri.

Marcellinara, come tanti altri paesini calabresi, aveva subito, la grande sciagura del terremoto del 1783, e grazie alla Cassa Sacra e al Re Ferdinando IV, la chiesa del paese dove ufficiava Don Luca fù prontamente ricostruita. Ma nel resto delle case e nelle persone erano ancora evidenti le ferite aperte di quella tragica disgrazia.

Pochi anni più tardi, le insorgenze giacobine del 1799, avevano coinvolto anche Marcellinara costretta da bande di Briganti a piantare il chimerico “albero della Liberta”, per poi con la Vittoria del Cardinale Ruffo essere sostituito con l'”albero della santa Croce”.

Questi tumultuosi eventi avevano molto segnato la gente del paese, e le condizioni di miseria e di duro lavoro che continuavano a perpetuarsi sempre e comunque, nonostante i mutamenti politici, certo non erano di conforto.

Tuttavia un legame forte univa i Marcellinaresi alla corona Borbonica, per la circostanza, che con decreto reale del 29/06/1776 Re Ferdinando IV concesse il Reale Assenso alla “….venerabile Congregazione sotto il titolo dell’immacolata Concezione di Maria Vergine eletta per Real diploma nel 1754 prima e principale patrona e protettrice della terra di Marcellinara la quale congregazione si trova già eretta e fondata a tempo immemorabile dentro la pubblica venerabile chiesa di San Nicola…anch’essa ricostruita dopo il terremoto.

Ma non fu solo un legame religioso fondato sul culto “Mariano” quello tra i Marcellinaresi e Re Ferdinando. Gli ideali di uguaglianza propagandati dai giacobini che si ispiravano agli illuministi della Rivoluzione Francese, non ebbero nessun effetto tangibile nel miglioramento della vita quotidiana della gente, anzi, tutt’altro, la burocrazia amministrativa piramidale e farraginosa introdotta dai francesi aveva determinato il proliferare di abusi e speculazioni.

L’attuale dominazione di Giuseppe Napoleone o meglio dei soldati francesi del resto, era contrassegnata da continui saccheggi, violenze, e da un perenne stato di guerra che sfociava spesso in esecuzioni sommarie.

Don Luca, quella mattina per avere notizie più ufficiose sugli esiti dell’avanzata inglese, avrebbe potuto recarsi al ritrovo dei notabili aristocratici del paese, ma saggiamente si guardò bene dal farlo. Era certo che avrebbe trovato quei galantuomini pronti ad affrontare sempre e comunque a fianco dei vittoriosi ogni possibile risultato bellico. Già immaginava la scena: il nobile Don Luigi impugnare con una mano il vessillo di Napoleone mentre al petto ben puntata la coccarda Borbonica, pronto a far sparire o l’uno o l’altra.

Pochi getti dì cannone separavano il paese dal campo di battaglia tra S. Eufemia e Maida dove gli Inglesi di S.r Stuart, chiamati dalla Regina Maria Carolina in soccorso dei Borboni, stavano affrontando le truppe dei Francesi comandati dal generale Reynier.


LA RIEVOCAZIONE STORICA. ARRIVANO I FRANCESI.

Le ore calde trascorrevano in una trepida e angosciante attesa con l’unica certezza che da li a poco qualcosa sarebbe successo per via della posizione strategica del territorio Marcellinarese proprio a cavallo tra il mar Tirreno e lo Ionio e unica via di transito per Catanzaro che tra l’altro aveva ceduto il capoluogo a Monteleone.

Quel paese sarebbe stato spettatore certo di nefaste ritirate o gloriose vittorie.

Fu sera quando di ritorno da serramonda, per via di un caotico e complicato passa parole tra i braccianti della confinante vena di Maida e quelli di Marcellinarese, un giovane contadino dalle gambe leste, arrivo nella piazza del paese. Stremato dalla corsa e dal gran caldo e senza più fiato per urlare entrò in chiesa e dopo aver bevuto dall’acquasantiera, tanta la sete, comunicò a Don Luca la notizia:

1°CONTADINO (fuoricampo): “Don Lu’ u Francese abbuscau! Napoleone e Vintu! Viva Ferdinandu, viva li Borboni!!”

Don Luca incredulo chiese al giovane con incalzandolo con ansia di ripetergli la notizia, e poi ancora da chi avesse appreso la notizia. Preso dall’euforia e avvilito dalla stanchezza e dalla diffidenza del parroco, il giovane si lasciò andare in una imprecazione simpaticamente scurrile:

1° CONTADINO (fuori campo) : “ntinnati a festa ste capu de cazzu de campane vi pare ca puezzu chicchierare ppe na cosa e chiste.

Don Luca allora, si lasciò alle spalle ogni dubbio, e correndo al campanile, si appese a quelle corde e iniziò a tirare come un indemoniato. La notizia ebbe presto eco e conferma. La gente iniziò dalle viuzze e vicoli a sbucare nella piazza principale del paese attirata e incuriosita dal tintinnante suono. Molti avevano già con se coccarde e bandiere borboniche, altri sventolavano e lanciavano i cappelli dai lunghi nastri colorati. Anche alcune giovani donne non resistettero al richiamo dei festeggiamenti e al suono inebriante dei musicanti che iniziarono a far sentire allegre ballate. Fu una sera di giubilo e festa per quel Paese. Lo straniero invasore finalmente lasciava la terra dei Marcellinaresi aprendo uno spiraglio di speranza per quegli uomini e quelle donne di una vita migliore.

  1. notabili e gli aristocratici tardarono a prendere parte ai festeggiamento ed a unirsi alla folla della piazza; lo fecero allorquando una truppa di soldati prese a salire per il paese, fu in quella occasione che si prodigarono a reverenziali congratularsi con quello che credevano Sir Stuart.

Indossavano delle uniforme di colore rosso, e non vi fu alcun dubbio apparente che si trattava delle giubbe rosse di sir Stuart comandante delle truppe inglesi alleati della reale casa Borbonica. La folla accalcatasi nella piazza aspettava con entusiasmo l’avanzare lento di quei soldati, che poco prima avevano ricevuto le congratulazione dei nobili aristocratici del paese, per tributargli i dovuti onori e festeggiare la gloriosa vittoria. Dalla folla nel mentre partivano urla:

CORO : VIVA FERDINANDO! VIVA GLI INGLESI! A MORTE I FRANCESI! (a libitum e a soggetto)

  1. drappello di soldati non diede nessun segno di apprezzamento a così tanto entusiasmo e rimase per qualche minuto composto e guardingo con ingiustificata diffidenza, fino a quando a fatica tra le urla di giubilo della folla si distinse una voce che drammaticamente cercava di emergere tra quel festante coro: CONTADINO: SCAPPATI SCAPPATI ! SUNU FRANCESI! E’ U GENERALE REYNIER ….E’ U GENERALE REYNIER.

L’uomo riconobbe il Generale Reynier se pur camuffato tra i soldati dalle divise rosse, di proposito mandate in scoperta proprio per ingannare la folla. I Francesi non fecero caso a quelle urla disperate fino a quando lo stesso Reynier sentendo pronunciale il suo nome capì di essere stato scoperto. Si voltò verso il contadino indicandolo col dito, poi lanciò un rapido sguardo verso i suoi soldati, e imparti l’ordine:

REYNIER: SPARATE SU QUELL’UOMO. SPARATE SU QUELL’UOMO – tire SUT Cet homme –

(dietro ordine del generale Raynier un soldato punta il fucile, l’uomo tenta di fuggire, ma dopo pochi metri cade a terra raggiunto dal piombo.)

Quel cadavere che separava i soldati francesi dalla folla segno l’inizio dell’eccidio.



LA RIEVOCAZIONE STORICA. L’ECCIDIO DI MARCELLINARA

NARRATORE:

Dopo la sconfitta di Maida, i Francesi furono costretti alla ritirata dirigendosi verso Catanzaro. Fu quel percorso quasi obbligato a far giungere nel paese di Marcellinara la sera del 4 luglio del 1806, quel battaglione. MAI RITIRATA FU COSI’ SBAGLIATA! Gli svizzeri alleati dei Francesi, indossavano la divisa di colore rosso molto simile a quella degli inglesi vincitori e alleati di Re Ferdinando di Borbone. Per una sorta di destino crudele, la sfortunata coincidenza sarà, per i marcellinaresi, foriera di morte

Attimi di lunghissima trepidazione la paura e lo stupore della folla terminava dove aveva inizio la rabbia e la sete di vendetta dei vinti.

I soldati iniziarono il rituale del caricamento dei loro fucili ad avancarica. In pochi secondi, aprirono il bacinetto e dalle giberne estrassero le cartucce portandole alla bocca dei fucili dopo averle strappate con i denti versando la polvere da sparo. Portarono il fucile sul lato destro del corpo e inserirono nella canna la cartuccia con la palla, estrassero il calcatoio spingendo la palla nella camera di scoppio. Ripresero la posizione del portarm pronti per dare fuoco.

Fu un attimo e il generale Reynier diede quell’ordine nella sua lingua senza nessun avvertimento a quella folla, e senza nessuna alternativa o speranza di salvezza…

REYNIER: SPARATE SULLA FOLLA-TIREZ LA FOULE-

NARRATORE: I soldati svizzeri dalle rosse uniformi si abbassarono e puntarono gli archibugi sui marcellinaresi esplodendo la prima carica

(I SOLDATI DI PRIMA FILA SPARANO E CADONO I PRIMI MARCELLINARESI)

NARRATORE: Caddero i primi marcellinaresi e ancora impietoso partì l’ordine del fuoco della seconda fila

REYNIER: SPARATE SULLA FOLLA – TIREZ LA FOULE –

NARRATORE: i francesi di seconda fila rimasti alzati e a quell’ordine aprirono il fuoco (I SOLDATI DI SECONDA FILA SPARANO E CADONO ALTRI MARCELLINARESI)

La piazza si coprì di sangue dei cadaveri e dei numerosi feriti. Una ragazza rimasta in piedi sembrava essere illesa per via dello sguardo ancora lieto e festoso ma…. dopo qualche attimo cadde a terra senza vita e senza che il suo sangue bagnasse la polverosa terra, assorbito da quel panno rosso, che superata da poco la fase della fanciullezza, indossava con fierezza.

BRANO MUSICALE: LA RAGAZZA DAL PANNO ROSSO.

Suono di campane a mortorio.

LA RIEVOCAZIONE STORICA: IL RICORDO

NARRATORE:

Terminato il barbaro eccidio sul popolo inerme di Marcellinara, i francesi ordinarono di trasportare i feriti presso l’ospedale di Catanzaro, non certo per pietà, ma per farsene scudo per eventuali rappresaglie.

Un’ora dopo la mezzanotte, dopo compiuto il saccheggio del paese, Reymer riprese la marcia verso Catanzaro, fu allora che alcuni marcellinaresi, diedero prova del proprio valore, accompagnando per tutta la strada verso Catanzaro la colonna militare Francese, tirando sopra di essa ininterrotte fucilate, ed altri assaltarono il carnaggio e predarono il bagaglio, che dal campo di Maìda cercava di raggiungere la truppa in ritirata.

Di quei morti non conosciamo i loro nomi, perché dal registro della chiesa la pagina di quel 4 Luglio 1806, risulta visibilmente strappata, ma non per nascondere o occultare la storia ma comunque ne ignoriamo il motivo. Ci piace pensare, che questo gesto sia un segno di carità e di fede valori che anima da secoli il popolo marcellinarese, nella convinzione che il perdono debba sempre trionfare sul rancore, la vendetta e l’eterno odio.

A tutti i nostri marcellinaresi uomini e donne morti quel 4 Luglio 1806, rendiamo gli onori riconoscendo loro oggi il valore di martiri della libertà e della pace.

FINE

Giuseppe Scerbo Sarro

Marcellinara 02/09/2021

Un’ora dopo la mezzanotte, dopo compiuto il saccheggio del paese, Reymer riprese la marcia verso Catanzaro, fu allora che alcuni marcellinaresi, diedero prova del proprio valore, accompagnando per tutta la strada verso Catanzaro la colonna militare Francese, tirando sopra di essa ininterrotte fucilate, ed altri assaltarono il carnaggio e predarono il bagaglio, che dal campo di Maìda cercava di raggiungere la truppa in ritirata.

Di quei morti non conosciamo i loro nomi, perché dal registro della chiesa la pagina di quel 4 Luglio 1806, risulta visibilmente strappata, ma non per nascondere o occultare la storia ma comunque ne ignoriamo il motivo. Ci piace pensare, che questo gesto sia un segno di carità e di fede valori che anima da secoli il popolo marcellinarese, nella convinzione che il perdono debba sempre trionfare sul rancore, la vendetta e l’eterno odio.

A tutti i nostri marcellinaresi uomini e donne morti quel 4 Luglio 1806, rendiamo gli onori riconoscendo loro oggi il valore di martiri della libertà e della pace.

FINE

Giuseppe Scerbo Sarro

Marcellinara 02/09/2021

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